La grande teoria del coglione online

29 Ago

Gli studi sociali hanno dimostrato che quando le persone sanno che le loro identità sono segrete (sia online che offline) si comportano assai peggio. Scientificamente si chiama “effetto di disinibizione online”, ma nel 2004 il fumetto Penny Arcade ha coniato un nome più chiaro: “la grande teoria del coglione online”. Se dai a una persona normale l’anonimato e un pubblico, dice la teoria, la trasformi in un coglione totale. Le prove si possono trovare nei commenti di YouTube, nelle partite multiplayer di Xbox e in coda a quasi ogni articolo di politica sul web.

Il Post – Il declino dell’anonimato online

Quel vecchio articolo qui sopra linkato mi ritorna ciclicamente in mente al cambio di stagione, mi chiedo quale sia la differenza tra il farmi chiamare Molly M. oppure Valentina DV. Probabilmente, anzi, come spesso succede ma i miei interlocutori dal vivo ignorano, mi piace recitare la stessa tiritera che scrivo soprattutto se il tema è la politica. Separare la mia eroina da me stessa attaverso un nickname è una scelta mirata ad incanalare più o meno l’energia in una direzione, la stessa differenza sta in Superman e Clark Kent oppure in Spiderman e Peter Parker. Attenzione! Se sotto il costume non si nasconde nessun potere puoi essere solo un coglione vestito da carnevale! E’ questo l’anonimato online.

Ciò che dal 1995 (anno in cui ho acceduto per la prima volta al mondo di internet) mi ha sempre impressionato è la frustrazione che si prova ad essere semplicemente se stessi. Puoi scegliere il nickname più figo e cazzuto del mondo per il personaggio da interpretare, ma il nome che per te hanno scelto i tuoi e la faccia su cui sputi tutte le mattine guardandoti allo specchio ti rimarrà inevitabilmente attaccata addosso… e per quello verrai ricordato.

"If you aren't remembered, then you never existed"

7 Risposte to “La grande teoria del coglione online”

  1. Sendivogius agosto 29, 2011 a 5:19 PM #

    Però, come tutte le “teorie” sociali, non dovrebbe avere valore universale giacché le eccezioni esistono e sono strutturali in ogni ‘sistema’.
    Se mi passi il complimento, confidando di non incorrere nel sospetto di piaggeria, il tuo stesso profilo virtuale (che pure si fonda sul principio dell’anonimato) è ben lontano (lontanissimo) dall’interpretare il ruolo del “coglione on line”. E conferma dunque l’eccezione in questione.
    Non nego certo “l’effetto di disinibizione on line”, ma non è detto che questo debba sempre e comunque avvenire in termini ‘peggiorativi’, oppure nell’edulcorazione della propria realtà ‘fisica’.
    Avrai notato, immagino, che “throll”..molestatori professionisti.. e dunque “coglioni totali”, proprio come le mosche, ronzano quasi sempre intorno agli stessi siti ed agli stessi personaggi (virtuali), la cui dimensione pubblica (chiamiamola così) è improntata verso un evidente narcisismo autoreferenziale. Come se la mediocrità dei contenuti e la pochezza espressiva, la dozzinalità commerciale, funzionassero da calamità per altri esibizionisti a mezzo web ma meno brillanti nell’uso tecnico del pc.
    Insomma, come diceva Nanni Moretti, “le parole sono importanti”. Il linguaggio e l’uso che se ne fa, così come la scelta dei temi, funzionano spesso da filtro naturale e tengono lontani i più idioti meno attrezzati.
    Se spogliato da ogni velleità e trasformismo, l’anonimato poi è comodo… La rete è (anche) un ricettacolo di sbroccati, millantatori dalla querela facile, e ‘vampiri psichici’ da stalking seriale… Se si prediligono i contenuti ai facili esibizionismi personali, l’anonimato costituisce un’ottima barriera ad ogni implicazione indesiderata e tante altre piccole seccature.
    E poi, se nessuno conosce la tua identità, si può evitare il fastidio di veder trasformata la pagina dei commenti in una variante della bacheca facebook, con salutini inutili, incitamenti calcistici e messaggini cretini dei conoscenti di passaggio.

    • Molly M. settembre 1, 2011 a 9:26 am #

      Devo dire che nascondermi dietro un nickname mi ha aiutato a prendere il coraggio dei miei pensieri, che poi siano ritenuti di un certo spessore non può farmi altro che piacere. Un nickname libera da pregiudizi ed infonde una certa sicurezza sia in chi scrive che in chi commenta. Ora c’è gente che vuole essere sicura di riuscire a formulare un pensiero compiuto a prescindere dalla gloria, e gente che vuole essere sicura di guadagnarsi il proprio pezzettino di gloria a prescindere dal pensiero… ma in entrambi i casi si è sempre se stessi e si riversa nell’anonimato, o in un nome fittizio, ciò che manca al nostro essere quotidiano.

  2. DarkAgony agosto 30, 2011 a 10:49 am #

    Io credo che non sia necessariamente così, ognuno è ciò che vuole essere, non ti porti dietro il “tuo nick” per sempre, a meno che non sia tu a volerlo. Chi è “coglione online”, purtroppo, di solito si dimostra tale anche dal vivo. E’ ciò che queste persone hanno dentro, che evidenzia delle lacune, e quindi le nascondono dietro l’anonimato, credendo che così non si vedano, ma invece si vedono eccome, sia dietro uno schermo, che di persona.

  3. Michele agosto 31, 2011 a 3:57 PM #

    bello il collegamento con Lain… io non sono riuscito a guardare la serie fino all’ultimo episodio, l’ho abbandonata dopo una mezza dozzina di puntate

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